Archivio Velluti Zati - Documenti
Nel 1963, al momento della cessione del fiorentino Palazzo San Clemente dove dalla fine del Settecento si trovavano gli archivi delle famiglie Velluti Zati, Barbolani di Montauto e Ughi Lorenzi, i vari fondi documentari furono destinati a sedi diverse. L’Archivio Velluti Zati fu trasferito alla Villa Il Palagio di Figline Valdarno e in quel luogo è rimasto fino al novembre 1997 quando fu trasferito ad Anghiari insieme alle carte dell’Archivio Barbolani di Montauto, ma risultava essere ancora frammentario e incompleto.
Nell’estate del 1998, in occasione dei lavori di restauro all’edificio che lo ospitava, sono stati recuperati altri nuclei di documenti che hanno completato l’archivio, salvo alcune parti ancora lacunose. Attraverso lo studio della documentazione già conosciuta e degli inventari antichi dei fondi che costituiscono l’Archivio Velluti Zati, è poi stato possibile effettuare il riordino dell’intera documentazione. I fondi principali dell’archivio in questione, formatosi con le carte delle due famiglie di origine toscana dei Velluti e degli Zati, entrambe economicamente legate alla Sicilia e al napoletano sin dal XVI secolo, e riunite nel 1632 con il matrimonio fra Vincenzo di Francesco Velluti e Anna di Giulio Zati, sono tre: l’Archivio Vecchio di Napoli (con inventario non datato, ma della prima metà del XVIII secolo), l’Archivio di Palermo (con inventario compilato a partire dal 1772 dai fratelli Gagliani e aggiornato nel 1830), la cui costituzione provocò il parziale smembramento del primo fondo, e, dopo il definitivo trasferimento della famiglia a Firenze voluto da Simone Francesco nel 1816, l’Archivio San Clemente di Firenze (il cui inventario, compilato durante la prima metà del XIX secolo, parallelamente alla sistemazione data alle carte dell’archivio Barbolani da Montauto e Ughi Lorenzi si compone di due volumi di repertorio e un registro con l’indice alfabetico della documentazione contenuta nei tre fondi). A questi tre nuclei principali, si aggiungono i Registri (ancora per lo più forniti dell’etichetta con la numerazione loro data nel corso dell’ordinamento ottocentesco), e i fondi relativi alla gestione particolare del feudi del Galluccio nel napoletano (acquistato nel 1661 da Vincenzo Velluti, poco dopo la signoria di Grottaglie), e di Santa Maria di Rifesi nel palermitano (di cui fu primo marchese Camillo Zati detto Simone dal 1657 e che passò nel patrimonio Velluti alla morte di Placido Zati, nel 1740 circa); all’amministrazione particolare del duca Simone Vincenzo Velluti Zati (1808-1885), dei figli Simone Francesco (n. 1843) e mons. Donato (n. 1845), vescovo di Pescia e arcivescovo di Patrasso, del nipote Simone Vincenzo; le lettere e i copialettere di amministrazione, i rendiconti degli amministratori di Palermo, Rifesi, Galluccio e Napoli; l’amministrazione delle fattorie del Palagio e della Foresta a Figline Valdarno (acquistate nel 1819 la prima, nel 1889 la seconda), di Galbino e della Barbolana ad Anghiari, di Casanuova e Sant’Andrea nell’aretino (tutte provenienti dall’eredità di Carlotta Barbolani da Montauto, moglie in seconde nozze del primo Simone Francesco Velluti Zati) e di Cannara in Umbria (proveniente dall’eredità Ughi Lorenzi passata ai Barbolani).
La schedatura dei documenti, ora in corso (2018), è a cura di Giulia Goi, Elisabetta Insabato e Rita Romanelli.